La procreazione medicalmente assistita vista da “lui”

Il percorso che la medicina è in grado di offrire a chi soffre la condizione di infertilità è lungo e stancante. Nel corso del tempo la coppia ha bisogno di un sostegno importante. Le pazienti, nello specifico, sono spesso più attrezzate e motivate a incontrare anche lo psicologo, così come a far parte di gruppi di discussione, chiedere il supporto morale e fisico delle amiche più strette.

L’uomo invece spesso si sente di dover essere il supereroe che tiene tutto in pugno, ma ha invece parimenti bisogno di attenzioni, di stimoli, di conforto, pur dovendo incarnare comunque un ruolo fondamentale, non volando con il mantello, ma da vero partner.

L’inizio è il medesimo per tutti: si sceglie di avere un figlio, si procede per tentativi, poi cominciano le prime preoccupazioni quando le cose non vanno, dopo arrivano i consulti medici e infine, in alcuni casi, arriva la diagnosi di infertilità spesso curabile con uno tra i molti metodi adesso a disposizione della scienza.

L’infertilità fino ad allora è stata semplicemente quella cosa che succede ad altri. Il cambio di prospettiva quando invece tocca a noi è già, di per sé, un momento particolarmente delicato.

Inizialmente è fondamentale comprendere che l’infertilità si può affrontare con maggiore forza se si agisce come coppia e non come singoli individui. È fondamentale farlo, quando possible: la complicità, il supporto e l’ascolto reciproco sono l’humus ideale sul quale un progetto di fecondazione assistita può crescere robusto.

Quali sono quindi le cose di cui tenere conto se si è la parte maschile di una coppia infertile?

Conosci il tuo nemico

Il percorso di fecondazione in vitro o di qualsiasi altra terapia contro l’infertilità è molto complesso e prevede una serie estesa di terapie, test e assunzioni di farmaci. Segui la tua compagna in questo percorso cercando di comprendere bene quali siano le procedure, le dosi, le modalità, quasi come se fossi tu a doverli affrontare in prima persona. Ci saranno giorni in cui la vita quotidiana, le pressioni costanti e tutto il contesto, renderanno difficile per la tua partner rispettare tutti i compiti che la terapia le sottoporrà. Per questo avere il tuo aiuto, dove non dovrai prendere il controllo ma affiancarla, sarà decisivo per la serenità di entrambi.

Fai il difensore arcigno rispettando il fair play

Le persone che verranno a conoscenza della vostra condizione, anche le più care e premurose, probabilmente si sentiranno in dovere di dire qualcosa, darvi dei consigli, mostrarsi presenti non già semplicemente supportandovi ma anche dispensando frasi tipiche che normalmente possono mettere ulteriormente in crisi te e soprattutto la tua partner. In questo caso è molto importante che sia tu a prevenire o stoppare queste pratiche, spiegando come la delicatezza del momento esiga vicinanza ma non altro. Stiamo parlando di equilibri spesso molto fragili, di rapporti che vogliamo che proseguano ma all’interno di un confine di chiarezza che spetta a voi delimitare: basta essere sinceri con gli altri sin da subito per evitare problemi dei quali farete molto meglio a meno.

Sii il monolite della coppia

Qui non si tratta di mettere in campo ancestrali e stereotipate divisioni tra l’uomo forte e le donna materna, quanto di praticità. È importante ribadire che il tuo ruolo in tutta la vicenda sarà sicuramente più semplice di quello della tua partner. Lei vivrà sul proprio corpo tutta la terapia mentre condividerà con te anche la parte psicologica ed emozionale. Per questo sarebbe importante che tu ti facessi carico di svolgere il ruolo di rassicuratore, a tratti anche aggiungendo delle piccole menzogne, se serve. Rassicurala, sii positivo, falle sentire che stai tifando per entrambi e che hai buone sensazioni, che non stai cedendo a pensieri negativi. Questo non risolve il problema, bisogna essere onesti. Per molte coppie possono volerci più cicli di terapia prima che il sogno si avveri. Per molte altre invece non esiste proprio una cura o comunque non si riesce in quello che si sta tentando da molto tempo. Malgrado questo la tua partner deve poterti sentire positivo, soltanto così potrà superare il doppio ruolo e la doppia difficoltà. Essere partner può esplicitarsi anche attraverso gesti soltanto apparentemente piccoli: tenerle la mano durante le sedute, offrire la propria spalla in una serata no, essere presente il più possibile agli incontri con i medici e con tutto il gruppo di supporto alla terapia.

Tutto il resto viene con il buon senso. Nessuno può insegnare ad una coppia come affrontare la procreazione medicalmente assistita, si possono soltanto dare dei semplici consigli, come abbiamo tentato di fare noi. Parlate, confrontatevi su come stanno andando le cose, ponetevi legittimamente tutte le domande che vi vengono in mente. La risposta a tutti i dubbi e alle perplessità non è a portata di mano, ma si può trovare più facilmente se si affronta quanto più possibile insieme.